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I° Maggio Festa dei
Lavoratori - Sfilata e
Comizio a RAFFADALI
Si è
ripetuta ancora una
volta (e meno male che
almeno a Raffadali
ancora regge......), la
tradizionale sfilata del
1° maggio a Raffadali.
E proprio
in questo giorno che
"esce" l'anima "Rossa"
dei Raffadalesi è il
giorno in cui danno
dimostrazione di una
grande tradizione
politica che al di fuori
dei colori è vicina alla
gente.
Grande è
stata la partecipazione
popolare, al Comizio di
chiusura in cui si sono
succeduti i
rappresentanti delle
Organizzazioni Sindacali
Locali e Provinciali, ma
particolare è stato
l'intervento del
Segretario Regionale
della CGIL DI LIBERTO
che, senza peli sulla
lingua ha saputo
trasmettere i malesseri
ed i misteri che
avvolgono gli attuali
governi regionale e
nazionale,
disoccupazione in netto
aumento, cantieri che
più di "aprire",
"chiudono", opere
pubbliche che restano
nella loro "Virtualità",
insomma un quadro chiaro
che non ci fa
sicuramente sperare
bene, ma di sicura
incertezza per il futuro
dei nostri figli.
Ma vi
siete chiesti mai qual'è
la storia e le origini
del !° maggio?
Ho effettuato qualche
breve ricerca per
Voi....... e per me e
l'ho inserita in queste
pagine, non è
esauriente, ma ci fa
comprendere in poche
parole la storia.
Gaetano Catalano
LE FOTO DELL'EVENTO:
Il Segretario
Regionale (Sicilia)
della CGIL.
Il Segretario
Regionale (Sicilia)
della CGIL mentre
comizia.
Numerose le
organizzazioni presenti.
LA STORIA DEL 1°
MAGGIO:
Origini del Primo
maggio
Il 1°
maggio nasce il 20
luglio 1889, a Parigi. A
lanciare l'idea è il
congresso della Seconda
Internazionale, riunito
in quei giorni nella
capitale francese :
"Una grande
manifestazione sarà
organizzata per una data
stabilita, in modo che
simultaneamente in tutti
i paesi e in tutte le
città, nello stesso
giorno, i lavoratori
chiederanno alle
pubbliche autorità di
ridurre per legge la
giornata lavorativa a
otto ore e di mandare ad
effetto le altre
risoluzioni del
Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a
decidere sulla data, la
scelta cade sul 1
maggio. Una scelta
simbolica: tre anni
prima infatti, il 1
maggio 1886, una grande
manifestazione operaia
svoltasi a Chicago, era
stata repressa nel
sangue.
Man mano che ci si
avvicina al 1 maggio
1890 le organizzazioni
dei lavoratori
intensificano l'opera di
sensibilizzazione sul
significato di quell'appuntamento.
"Lavoratori - si legge
in un volantino diffuso
a Napoli il 20 aprile
1890 - ricordatevi il 1
maggio di far festa. In
quel giorno gli operai
di tutto il mondo,
coscienti dei loro
diritti, lasceranno il
lavoro per provare ai
padroni che, malgrado la
distanza e la differenza
di nazionalità, di razza
e di linguaggio, i
proletari sono tutti
concordi nel voler
migliorare la propria
sorte e conquistare di
fronte agli oziosi il
posto che è dovuto a chi
lavora. Viva la
rivoluzione sociale!
Viva
l'Internazionale!".
Monta intanto un clima
di tensione, alimentato
da voci allarmistiche:
la stampa conservatrice
interpreta le paure
della borghesia,
consiglia a tutti di
starsene tappati in
casa, di fare provviste,
perché non si sa quali
gravi sconvolgimenti
potranno accadere.
Da parte loro i governi,
più o meno liberali o
autoritari, allertano
gli apparati repressivi.
In Italia il governo di
Francesco Crispi usa la
mano pesante, attuando
drastiche misure di
prevenzione e vietando
qualsiasi manifestazione
pubblica sia per la
giornata del 1 maggio
che per la domenica
successiva, 4 maggio.
In diverse località, per
incoraggiare la
partecipazione del
maggior numero di
lavoratori, si è infatti
deciso di far slittare
la manifestazione alla
giornata festiva.
Del resto si tratta di
una scommessa dall'esito
quanto mai incerto: la
mancanza di un unico
centro coordinatore a
livello nazionale - il
Partito socialista e la
Confederazione generale
del lavoro sono di là da
venire - rappresenta un
grave handicap dal punto
di vista organizzativo.
Non si sa poi in che
misura i lavoratori
saranno disposti a
scendere in piazza per
rivendicare un
obiettivo, quello delle
otto ore, considerato
prematuro da gran parte
dei dirigenti del
movimento operaio
italiano o per
testimoniare
semplicemente una
solidarietà
internazionale di
classe.
Proprio per questo la
riuscita del 1 maggio
1890 costituisce una
felice sorpresa, un
salto di qualità del
movimento dei
lavoratori,che per la
prima volta dà vita ad
una mobilitazione su
scala nazionale, per di
più collegata ad
un'iniziativa di
carattere
internazionale.
In numerosi centri,
grandi e piccoli, si
svolgono manifestazioni,
che fanno registrare
quasi ovunque una vasta
partecipazione di
lavoratori. Un episodio
significativo accade a
Voghera, dove gli
operai, costretti a
recarsi al lavoro, ci
vanno vestiti a festa.
"La manifestazione del 1
maggio - commenta a
caldo Antonio Labriola -
ha in ogni caso superato
di molto tutte le
speranze riposte in essa
da socialisti e da
operai progrediti.
Ancora pochi giorni
innanzi, la opinione di
molti socialisti, che
operano con la parola e
con lo scritto, era
alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi
il 1 maggio ha un'ottima
riuscita:
"Il proletariato
d'Europa e d'America -
afferma compiaciuto
Fiedrich Engels - passa
in rivista le sue forze
mobilitate per la prima
volta come un solo
esercito. E lo
spettacolo di questa
giornata aprirà gli
occhi ai capitalisti".
Visto il successo di
quella che avrebbe
dovuto essere una
rappresentazione unica,
viene deciso di
replicarla per l'anno
successivo.
Il 1 maggio 1891
conferma la
straordinaria presa di
quell'appuntamento e
induce la Seconda
Internazionale a rendere
permanente quella che,
da lì in avanti, dovrà
essere la "festa dei
lavoratori di tutti i
paesi".
Tra
Ottocento e Novecento
Inizia
così la tradizione del 1
maggio, un appuntamento
al quale il movimento
dei lavoratori si
prepara con sempre
minore improvvisazione e
maggiore consapevolezza.
L'obiettivo originario
delle otto ore viene
messo da parte e lascia
il posto ad altre
rivendicazioni politiche
e sociali considerate
più impellenti. La
protesta per le
condizioni di miseria
delle masse lavoratrici
anima le manifestazioni
di fine Ottocento.
Il 1 maggio 1898
coincide con la fase più
acuta dei "moti per il
pane", che investono
tutta Italia e hanno il
loro tragico epilogo a
Milano. Nei primi anni
del Novecento il 1
maggio si caratterizza
anche per la
rivendicazione del
suffraggio universale e
poi per la protesta
contro l'impresa libica
e contro la
partecipazione
dell'Italia alla guerra
mondiale.
Si discute intanto sul
significato di questa
ricorrenza: giorno di
festa, di svago e di
divertimento oppure di
mobilitazione e di lotta
?
Un binomio, questo di
festa e lotta, che
accompagna la
celebrazione del 1
maggio nella sua
evoluzione più che
secolare, dividendo i
fautori dell'una e
dell'altra
caratterizzazione.
Qualcuno ha inteso
conciliare gli opposti,
definendola una "festa
ribelle", ma nei fatti
il 1 maggio è l'una e
l'altra cosa insieme, a
seconda delle
circostanze più lotta o
più festa.
Il 1 maggio 1919 i
metallurgici e altre
categorie di lavoratori
possono festeggiare il
conseguimento
dell'obiettivo
originario della
ricorrenza: le otto ore.
Il
ventennio fascista
Nel
volgere di due anni però
la situazione muta
radicalmente: Mussolini
arriva al potere e
proibisce la
celebrazione del 1
maggio.
Durante il fascismo la
festa del lavoro viene
spostata al 21 aprile,
giorno del cosiddetto
Natale di Roma; così
snaturata, essa non dice
più niente ai
lavoratori, mentre il 1
maggio assume una
connotazione quanto mai
"sovversiva", divenendo
occasione per esprimere
in forme diverse - dal
garofano rosso
all'occhiello alle
scritte sui muri, dalla
diffusione di volantini
alle bevute in osteria -
l'opposizione al regime.
Dal
dopoguerra a oggi
All'indomani della
Liberazione, il 1 maggio
1945, partigiani e
lavoratori, anziani
militanti e giovani che
non hanno memoria della
festa del lavoro, si
ritrovano insieme nelle
piazze d'Italia in un
clima di entusiasmo.
Appena due anni dopo il
1 maggio è segnato dalla
strage di Portella della
Ginestra, dove gli
uomini del bandito
Giuliano fanno fuoco
contro i lavoratori che
assistono al comizio.
Nel 1948 le piazze
diventano lo scenario
della profonda
spaccatura che, di lì a
poco, porterà alla
scissione sindacale.
Bisognerà attendere il
1970 per vedere di nuovo
i lavoratori di ogni
tendenza politica
celebrare uniti la loro
festa.
Le trasformazioni
sociali, il mutamento
delle abitudini ed anche
il fatto che al
movimento dei lavoratori
si offrono altre
occasioni per far
sentire la propria
presenza, hanno portato
al progressivo abbandono
delle tradizionali forme
di celebrazione del 1
maggio.
Oggi un'unica grande
manifestazione unitaria
esaurisce il momento
politico, mentre il
concerto rock che da
qualche anno Cgil, Cisl
e Uil organizzano per i
giovani sembra aderire
perfettamente allo
spirito del 1 maggio,
come lo aveva colto nel
lontano 1903 Ettore
Ciccotti:
"Un giorno di riposo
diventa naturalmente un
giorno di festa,
l'interruzione
volontaria del lavoro
cerca la sua
corrispondenza in una
festa de'sensi; e
un'accolta di gente,
chiamata ad acquistare
la coscienza delle
proprie forze, a gioire
delle prospettive
dell'avvenire,
naturalmente è portata a
quell'esuberanza di
sentimento e a quel
bisogno di gioire, che è
causa ed effetto al
tempo stesso di una
festa".
fonte: Cgil di Roma e
del Lazio - Archivio
Storico "Manuela
Mezzelani"
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